Un giorno, arrivato a lavoro, ho appoggiato sulla scrivania un libro bianco, sulla cui copertina spicca un bel simbolo blu di “Pericolo radiazioni”, con al centro un cuore. La sola presenza di quell’oggetto, unito al sottotitolo inaccettabile “in difesa dell’energia nucleare”, ha generato un dibattito acceso tra due colleghe sull’argomento. Da ambo le parti, favorevole e contraria, non sono mancate le inesattezze: è in quel momento che ho capito che il lavoro di Luca Romano, autore de L’avvocato dell’atomo. In difesa dell’energia nucleare, è, oggi più che mai, assolutamente necessario.

Già dall’impianto del libro e dei capitoli, si capisce che il fisico e divulgatore torinese voglia svestire il nucleare di ogni pregiudizio e falsità che, negli anni, hanno contribuito ad alimentare una percezione distorta di questa tecnologia: “nella classifica di chi gode di peggior stampa, l’energia nucleare si colloca tra la camorra e l’ISIS, ma senza aver fatto niente per meritarselo”. Un vero e proprio processo romanzato, fatto di capi d’accusa, udienze e arringhe difensive dell’imputato. Per avere un’idea dell’andamento del processo, questi sono i capi d’accusa:
- Il nucleare è pericoloso
- Non si sa come gestire le scorie radioattive
- Il nucleare è una tecnologia vecchia e non necessaria
- Il nucleare è antieconomico
- Il nucleare comporta rischi di proliferazione militare
- Il nucleare non è adatto all’Italia

La lettura di alcuni capitoli di questo libro potrebbe spaventare per il tema trattato e il grado di approfondimento; d’altronde la fisica nucleare non è proprio un argomento leggero e semplice da spiegare. Questa complessità non l’ho percepita come un fattore disturbante (anche se io e la fisica siamo due rette parallele che non si incroceranno mai), proprio il contrario! Spiegare nel dettaglio il funzionamento di un reattore nucleare, dei suoi sistemi di sicurezza, della fusione e degli scarti di essa, è il primo passo per vedere con occhi diversi una tecnologia straordinaria, per scardinare alcuni preconcetti. Un esempio? Sapevate che le radiazioni sono un fenomeno naturale, che non esiste differenza tra radiazioni naturali e artificiali? O che ci sono città più radioattive di Fukushima, tipo Viterbo? (il tufo è naturalmente radioattivo, però nessuno ha messo in croce gli Etruschi).

Ciò che emerge da questa lettura è il sorprendente numero di utilizzi che si potrebbe fare di questa tecnologia, da molti considerata già vecchia: tecnicamente, dopo il fotovoltaico è la più giovane (noi continuiamo a basare la nostra economia su fonti energetiche di metà Settecento e metà Ottocento, rispettivamente carbone e petrolio). Si potrebbe utilizzare il calore generato dalla fissione per il teleriscaldamento, per la desalinizzazione (le centrali devono essere costruite vicino a delle fonti d’acqua; vicino al mare risolverebbero grandi problemi di siccità), per la propulsione navale civile… C’è tantissimo potenziale inesplorato, dovuto a una ricerca che negli anni si è concentrata, per pressioni mediatiche e paure, più sui sistemi di sicurezza che non sulle applicazioni del nucleare. Mi sembra ovvio sottolinearlo: servono le misure preventive? Assolutamente, più sono meglio è; questo non deve però diventare un limite alla ricerca.

Altro nodo cruciale riguarda lo scontro, inutile, tra nucleare e rinnovabili: ciò che è sottolineato dall’autore è che una non esclude le altre; bisogna smettere di pensare per estremi e iniziare a considerare l’idea di un sistema misto tra le due fonti energetiche. Un’analisi dettagliata delle rinnovabili evidenzia come:
- La resa energetica in rapporto alla superficie degli impianti va a favore del nucleare: per produrre l’energia di un solo reattore (1,6 GW), servirebbero 20 km² di pannelli solari, oppure 160km² di parco eolico. Una centrale, invece, occupa 1-2 km².
- La capacità produttiva del nucleare sfiora il 100%: funziona a pieno regime sempre, mentre solare ed eolico sono soggetti al meteo e non producono sempre allo stesso ritmo.
- La filiera delle rinnovabili non è assolutamente green: come vengono estratte le terre rare necessarie alla produzione dei pannelli? Come li smaltiremo? E le pale eoliche?
Sulle rinnovabili, ho trovato magistrali alcuni passaggi (non nascondo di averli commentati nei miei appunti con un fantozziano 92 minuti di applausi), che mettono il lettore di fronte alla realtà, senza fronzoli:
È giusto che questa complessità [produzione di rifiuti radioattivi, n.d.r.] venga messa sulla bilancia dei pro e dei contro; quello che non si può fare, invece, è fingere che esistano alternative a impatto ambientale zero e raccontarci la favoletta dell’uomo che vive prendendo energia esclusivamente dal sole, dal vento e dal mare, perché è una balla. […] Qualcuno può anche pensare che una simile rivoluzione di stile di vita occidentale sarebbe auspicabile, ma la reputo piuttosto improbabile. Anche assumendo che si trovasse la maniera di non far pagare questa rivoluzione ai comuni cittadini, in termini economici, non è detto che la gente accetti di buon cuore di rinunciare a tutta una serie di comodità a cui ormai si è abituata. […] Attualmente nei paesi in via di sviluppo la domanda di energia è salita, […] non abbiamo nessun diritto di chiedere a due terzi del mondo di interrompere le lotte contro la fame e la povertà, lotte che l’Occidente a suo tempo ha vinto bruciando carbone e petrolio.

L’avvocato dell’atomo. In difesa dell’energia nucleare è una lettura coinvolgente e poliedrica nei toni, che apre a infiniti spunti di riflessione. Polemico quando serve, ironico nello smontare le balle giornalistiche proliferate negli anni, accurato ed esaustivo nello spiegare una tecnologia complessa. Non manca neanche il lato emotivo: dalle parole di Luca Romano emerge una forte passione per l’argomento, per quei “giganti silenziosi dal cuore caldo che sbuffano paciosamente vapore acqueo”, tanto bistrattati ma a cui forse dovremmo iniziare a dare la giusta attenzione.



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