Il giornalismo: un universo che ancora affascina, nonostante non stia vivendo un periodo di splendore in termini di reputazione. Se l’obiettivo è semplice, vale a dire raccontare avvenimenti, la macchina necessaria ad arrivarci non solo è complessa, ma continuamente in evoluzione. Evoluzione galoppante se si considerano, nelle ultime decadi, gli stravolgimenti in materia di comunicazione. Leggere Voltiamo decisamente pagina, tra le ultime pubblicazioni della collana Cose spiegate bene de Il Post, significa avere una fotografia del presente e uno spoiler del sempre più vicino futuro, senza dimenticare le origini del giornalismo moderno.

In primis, Voltiamo decisamente pagina traccia lo stato di salute dell’industria editoriale: sì, al di là del fine nobile del giornalismo inteso come quarto potere, i giornali sono prodotti di aziende commerciali. Ciò che emerge è un dato in controtendenza rispetto alla percezione diffusa: il numero di lettori è aumentato, gli articoli raggiungono e sono letti da “molte più persone di 25 anni fa”. Eppure i quotidiani che registrano una diffusione sopra le centomila copie, cartacee e digitali, sono solo cinque (Corriere della Sera, La Gazzetta Dello Sport, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire). Dove e cosa si legge allora? Ma soprattutto: cosa si intende oggi per “articolo di giornale”?

Soffermandosi sull’immagine precedente, si può capire come a cambiare sia stato prevalentemente il supporto dell’informazione. È vero: magari non tutti stanno leggendo un quotidiano in formato digitale. Magari stanno ascoltando un podcast d’informazione, leggendo una newsletter, scrollando il feed dei social, attenti a reel o tweet di una testata giornalistica: non sono forse anche questi prodotti giornalistici?
Prodotti spesso fruibili gratuitamente, dal lettore percepiti come scorciatoia per arrivare all’informazione, evitando così i tanto odiati paywall. Pagare per l’informazione online suona ancora come qualcosa di assurdo, visto il proliferare di testate gratuite. Questione di tempo: sembrava insensato, 10 anni fa, sottoscrivere un abbonamento per ascoltare musica o guardare film in streaming. Eppure oggi, piattaforme come Spotify e Netflix contano milioni di iscritti paganti. Sicuramente un abbonamento non è automaticamente garanzia di qualità dell’informazione, è però un primo passo importante verso questa direzione.

Se la definizione di “prodotto editoriale” ha assunto più forme, allora oggi chi è giornalista? Jeff Jarvis, professore di Journalism Innovation a New York e ideatore del blog BuzzMachine, afferma che “chiunque può compiere un atto di giornalismo”, dove per giornalismo si intende “tutto ciò che serve in modo affidabile a rendere una comunità informata è giornalismo”. Allora twitcher, youtuber, speaker radiofonico, tiktoker, non sono meno giornalisti di chi è iscritto al blasonato Albo. Albo, a cui sta cercando di iscriversi chi si cela dietro Romanzoapranzo, che sembra essere un’istituzione superata in molti paesi del mondo: il compito principe rimane quello di far rispettare la deontologia professionale.

Inconsciamente, Voltiamo decisamente pagina parla di deontologia: dando spazio ad alcune tra le grandi firme del giornalismo contemporaneo, racconta come scrivere bene, nel modo giusto. Annalena Benini, giornalista e direttrice del Salone del Libro di Torino, ricorda Giuliano Ferrara, direttore de Il Foglio, che le ha insegnato l’importanza della parole e della loro scelta: “siete pigri, non vi siete presi il disturbo di cercare le parole giuste, avete scritto senza cura e quindi senza ragionamento. Avete rinunciato a pensare”.
Mario Tedeschini Lalli, a lungo responsabile delle redazioni digitali del gruppo Espresso/Gedi, propone una riflessione sullo scrivere rapportato al tempo, nell’era digitale. In rete non è garantito il diritto all’oblio, condizione non esule da criticità: nell’illimitato spazio di internet, si può iniziare allora a pensare a un “giornalismo transtemporale”, fatto di articoli aggiornati poiché “se un’informazione è completa e corretta oggi, potrebbe non essere più altrettanto completa e corretta domani”.

Per chi sta muovendo i primi passi in questo mondo leggere Voltiamo decisamente pagina è un must have per capire molte cose: una lettura ricca di spunti di riflessione su come fare, ma soprattutto NON fare, giornalismo nel 2024. Per chi recita la parte del lettore, invece, un primo passo per capire l’importanza di questo mestiere.



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