Nei libri non ho mai cercato la compagnia di personaggi libertini, spesso privi di scrupoli e focalizzati solo sul proprio benessere, possibilmente a discapito di altri. Quindi, non stavo di certo inseguendo la compagnia di Georges Duroy, alias Bel-ami, forse il protagonista di romanzo che più ho disprezzato da quando ho facoltà di lettura. Mi sono imbattuto nella creatura di Guy de Maupassant leggendo un articolo di Giulio Silvano, uscito su Rivista Studio, che volentieri ospito in questi paragrafi: Se non fosse per le donne, il romanzo sarebbe già morto. Al di là del tema trattato, si citava questo romanzo come una lettura, ignorata ma necessaria, per i giovani maschi rampanti, stile Maicol Pirozzi, che fanno della lettura solo un’occasione per apprendere skills e d’improvement del proprio know how, da mettere a disposizione di potenziali stakeholders e partner.
Così la sfida: è davvero così tanto attuale Bel-ami? Per rispondere non mi è rimasto che leggerlo.

Georges Duroy è un ferroviere, figlio di contadini francesi, con un recente passato come soldato nelle colonie, approdato in una Parigi scintillante che sembra fatta su misura per i benestanti festaioli dei boulevard, meno per gli squattrinati come lui. Proprio su quei viali, pioverà su di lui l’opportunità di cambiare vita: Forestier, suo commilitone in Africa, gli propone di entrare nel mondo del giornalismo, dove “non è difficile farsi passare per competente” se si è capaci di “manovrare, schivare le difficoltà, aggirare gli ostacoli e zittire gli altri con un dizionario”. Un salto di qualità, nella società bene, vivendo di parole ed estraendo da esse denaro, tanto denaro: il me neo-iscritto all’Albo dei giornalisti pubblicisti non può che maledire il destino per essere nato nell’epoca sbagliata in fatto di carta stampata.
Duroy inizia così a frequentare i frivoli salotti aristocratici e intellettuali: tra coppe di champagne e strette di mano, il giovane protagonista comprende l’importanza delle conoscenze (oggi avrebbe decantato la bellezza del networking con un papiro postato su Linkedin) e di come sfruttarle a suo vantaggio.

Bel-Ami è soprattutto un romanzo d’apparenza, sull’apparenza, vera divinità a cui la società in cui è immerso si è votata. L’individuo esiste solo se sostenuto dal pettegolezzo, maligno o benigno, purché se ne parli (dal numero di interazioni e views, se la Parigi di fine Ottocento fosse stata invasa dagli smartphone); tutto è forma, immagine, etichetta, da infrangere nel privato e rivendicare al momento opportuno in pubblico, in caso di necessità. Nella società in cui agilmente si muove Georges Duroy, l’abito è più importante della casa, la moglie diventa “socia” in affari, le radici si possono inventare, per darsi un tono; amore e sesso sono armi per diventare qualcuno. Proprio con queste ultime due, il protagonista riuscirà ad affermarsi e scalare, a due a due, i gradini della società, fino al vertice, rompendo non pochi cuori e alimentando il disprezzo nei suoi confronti da parte del lettore (almeno dal me lettore). Anche se davanti a un uomo che prima architetta il matrimonio con l’amante davanti al capezzale del marito e amico cornuto, poi fa sì che questa venga trovata in flagranza di adulterio per ripudiarla e sposare la figlia del suo editore, nascondendo a questa la relazione clandestina con la madre, dubito ci sia un solo lettore che abbia empatizzato con il protagonista di Bel-Ami. E no, dopo 140 anni dalla pubblicazione, non mi sento di essermi macchiato del reato di spoiler selvaggio.

Se bisogna giudicare l’operato di Duroy, Bel-Ami per gl’intimi, non si può proprio dire che sia un vincente in senso stretto: non eccelle come giornalista, non si arricchisce dopo un lungo e faticoso cammino, non insegue un sogno o un amore impossibile. Insomma non fa nulla di ciò che ci si aspetta da un eroe o da un protagonista edificante.È un arrivista senza scrupoli, un furbo che almeno nella sua epoca è riconosciuto come tale e non è portato platealmente in trionfo come esempio edificante. Se però per un attimo alzo la testa da queste parole e scrollo il mio feed, di Bel-Ami o sedicenti tali ne vedo molti, pronti a tutto per inseguire il successo, o l’idea che di questo si sono fatti durante la loro formazione. Oggi forse registrerebbe videocorsi in un grattacielo a Dubai, attentissimo all’estetica virtuale e reale, promettendo la luna che neanche lui vede più tanto brillante.



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