L’immagine di un autore è per la platea di lettori una forma cristallizzata, inamovibile dai binari dei generi letterari in cui la critica l’ha intrappolato. Una forma che diventa infrangibile se il lettore si innamora dell’autore: King è il re indiscusso del pulp; Tolkien il padre del fantasy, Steel l’imperatrice del rosa. Ma se nelle loro lunghe carriere, questi avessero rispettivamente scritto una fiaba per bambini, un racconto realista, una saga splatter, come reagiremmo di fronte a questa produzione insolita? Ne saremmo attratti o spaventati?
Quando al Bookpride di Milano mi sono trovato di fronte Oltre la morte, una raccolta di racconti di Jack London curata da Dario Pontuale per Black Dog Edizioni, ha vinto la curiosità sfrenata: cosa nasconde un’antologia che come sottotitolo riporta “racconti di lotta, terrore e fantascienza”, su una copertina cosparsa di macchie di sangue?

Prima una piccola ammissione di colpa, che rende più che in altri casi questi paragrafi un commento personale e sindacabilissimo: ho letto i dodici racconti della raccolta con due lenti distorsive. La prima è quella dell’innamorato di London, la seconda quella di chi di questo autore ama la produzione più politica, e quindi autobiografica: non ho mai amato il London avventuriero; ho sempre trovato il genere un po’ fine a se stesso. Se prendiamo per buona la regola che si leggono libri per vivere vite altrui, su di me hanno sempre avuto più fascino contesti cittadini o salotti diventati osservatori della giungla urbana rispetto a traversate oceaniche o corse all’oro. Ammetto quindi di essere andato alla continua ricerca di connessioni, sussurri lontani, che mi riportassero ai libri che più ho amato dell’autore californiano: le aspettative sono state tutt’altro che disattese.

Sono stato colpito dalla novità letteraria di alcuni racconti, che hanno fatto emergere un lato dell’autore nascosto ai più. Partendo dalle tonalità fantascientifiche e dal fascino tutto ottocentesco del galvanismo di Le mille morti, che nulla ha da invidiare al dott. Frankenstein, per arrivare alla burla splatter di Perdifaccia, passando dal tema del doppio in chiave thriller-psicologica de L’eternità delle forme. In questi e altri racconti, l’occulto, il rito e il mistero sono i cardini del racconto londoniano; frutto sicuramente dell’offerta letteraria del tempo, ma forse anche delle origini dell’autore: non bisogna dimenticare che il padre biologico di London era un astrologo ambulante. Mi piace pensare che in qualche modo questo fascino sia stato tramandato geneticamente e che abbia influenzato, come un eco lontano, una parte della sua produzione letteraria.

I veri diamanti di questa raccolta sono però i racconti più distopici, magari meno cruenti, ma spietati e crudi a livello sociale. La legge della vita è evoluzionismo sociale calato nei più fitti boschi americani , un concentrato di spietata poetica spenceriana, cara all’autore e alla base di molti scritti politici. È il dialogo interiore di un vecchio che va incontro alla morte e che sa che non può sfuggire alle leggi della sua gente: “quando la tribù dovrà percorrere un lungo cammino lei sarà lasciata indietro, nello stesso modo in cui lui è stato lasciato indietro, seduta nella neve, con una piccola catasta di legna. Quella era la legge”.
L’invasione inaspettata è una cronaca di geopolitica, allora fantastica (The Unparalleled Invasion è del 1910), che al lettore contemporaneo suona come profetica: la Cina è diventata una superpotenza economica mondiale che, silenziosamente e lentamente, come l’avanzare di un ghiacciaio, si è impossessata del mondo: “divenne chiaro a tutti che il colosso asiatico non doveva essere temuto da un punto di vista bellico, ma da quello commerciale”. Solo una decisione drammatica e drastica degli stati occidentali sopravvissuti porterà a un ribaltamento della situazione, con strascichi terribili. Espansionismo cinese, uso di armi non convenzionali, contrapposizione di blocchi: London qui ha indossato i panni della Pizia e neanche lo sapeva.

Perla tra le perle, Goliah chiude la raccolta di racconti: un uomo che si fa chiamare come il personaggio biblico citato nel titolo, sviluppa un’arma e una fonte di energia senza pari, con il quale vuole riportare ordine nel mondo. Il suo agire folle e sanguinario sembra non essere dettato da brame di potere, ma rivolto al miglioramento dell’umanità, all’innalzamento morale di questa:
“L’incentivo di un guadagno materiale ha fatto progredire l’essere umano dalla sua forma primitiva a quella semi-barbara dei giorni d’oggi. […] La completa e libera disponibilità dei beni primari farà in modo che l’incentivo di ottenere beni materiali, come ricompensa per le proprie fatiche, sparirà dal mondo per sempre. In questo modo esisteranno solamente i desideri più elevati… quelli spirituali, estetici e intellettuali, che permettono di rendere meravigliosi sia i corpi sia gli intelletti sia le anime”.
Si ritrovano molte teorie londoniane, già presenti in Martin Eden, ne Il tallone di ferro e nei discorsi politici raccolti in Lotta di classe e altri saggi sul socialismo; su tutte quella del superuomo socialista, la crasi tra i due principi guida della vita dell’autore, che gli sono costati non pochi attacchi, da una parte e dall’altra.
Oltre la morte è stata una sorpresa, una stimolante uscita dalla comfort zone letteraria, che arricchisce sia lo scaffale dedicato a questo autore, sia l’amore che provo nei confronti della sua storia e della sua complessità.



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